1904"1904" secondo tradizione

Pecati di gola

I peccati di gola sono tutti uguali?

No, guarrando con attenzione sembra che abbiano forma differente a secondo della tavola: al ricco non si rimprovera un pranzo opulento, mentre per l’uomo di modeste condizioni lo è un cibo delle feste. Così per ogni persona esiste una frugalità in base alle proprie condizioni materiali.



Gli stili di vita sono mutati e l’appagamento senza freni o il rifiuto dell’alimentazione sono valutati come "disordini alimentari" o disturbi della salute, in breve, si è trasferito il giudizio dalla dimensione etica all’ospedalizzazione.
La religione ha sempre avuto in grande considerazione per il cibo, (si pensi alla prima mela..) che considera pericoloso quando supera i limiti del sostentamento. Tra i peccati capitali quello della "Gola" è tra i più difficili da controllare dovendo fare i conti con il bisogno quotidiano d'alimentarsi.


“Di per sè il peccato di gola è leggero; diventa peccato grave quando l'abuso del mangiare e del bere pregiudica gravemente la salute del corpo e quando si beve sino ad ubriacarsi, perdendo del tutto la ragione.”… “Chi non sa frenare la gola, difficilmente è in grado di frenare gli altri sensi,..” (…Don Giuseppe Tomaselli)

Al passare dei secoli, i cattolici hanno assunto atteggiamenti più tolleranti nei confronti della gola, Le piccole penitenze, i cosiddetti “fioretti”, e i digiuni settimanali erano e sono cure per lo spirito ma anche forme naturali con cui migliorare la salute.

La nostra società da un lato attribuisce grande importanza all’immagine del corpo, dall’altro ha smarrito la capacità di usare il gusto come sistema di controllo della qualità dei cibi, colpa dell'industrializzazione e della globalizzazione che hanno creato una diversa rappresentazione del sapore, mortificato le capacità naturali di ogni individuo di rapportansi alle risorse del proprio ambiente. Ortaggi e frutti esaminati con il metro dei fotomodelli pubblicitari. Prodotti di stagione coltivati nel luogo di residenza sono spesso scartati con senso estetico. La dieta non è più una tradizione di famiglia ma una partita giocata nello scintillante mondo dei brand, negli atelier d’ogni tipo, oggetto di conversioni settarie, vegetariane e vegane.

Così i peccati di gola mettono alla prova i limiti di un comportamento virtuoso.
Avventurarsi con convinzione nell’intrigante sentiero del gusto è una forma di sperimentazione, utile per acquisire un vivo senso critico e più padronanza in un’epoca che non ha più il problema della fame quanto quello della scelta.

Cachi un frutto per amico

Il frutto più dolce dell’autunno, un eccellente ricostituente naturale con innumerevoli proprietà.

Morbido, dolcissimo ma robustissimo: grazie a questa sua originale caratteristica il cachi ci aiuta a superare i momenti in cui siamo più deboli, come appunto il tardo autunno. Il suo colore rimanda agli ultimi raggi caldi del tramonto, e quando si staglia nel freddo del paesaggio nebbioso, il suo tipico rosso-aranciato che spicca sugli alberi grigi e spogli ricorda un piccolo sole che irradia energia. Frutto originario della Cina, il cachi fu coltivato in Giappone attorno all’anno 1000 e, verso la fine del 1700, grazie ai primi missionari cattolici, fu introdotto in Europa, ma solo dopo molto tempo ci si rese conto (siamo agli inizi del ‘900), che era un frutto assai gustoso anche da mangiare.


Cachi, “sole d’autunno”!
Oggi sappiamo che il cachi è un ottimo alimento da sfruttare nella stagione “di passaggio” quando siamo più vulnerabili nei confronti di stanchezza e contagi virali. La principale caratteristica di pianta e frutto è di essere molto resistenti alle avversità atmosferiche, di adattarsi a qualsiasi terreno e di non aver bisogno di esser protetti con trattamenti antiparassitari. Il cachi è dunque indicato per i bambini, gli anziani e gli appassionati di sport, ma è una panacea anche per chi accusa astenia, per chi è convalescente o ha terminato da poco una cura antibiotica. Il cachi è anche un alleato eccezionale per chi soffre di stitichezza o colite in quanto funziona da regolatore intestinale: meglio che non lo consumino coloro che hanno la glicemia un po’ alta o che sono diabetici, coloro che hanno già qualche chilo in più o hanno problemi di gastrite o di ulcera. Il cachi è anche un’eccellente fonte di proteine, di vitamina A, vitamina C e di potassio. Quando è acerbo è ricco di tannino che gli conferisce un sapore fortemente astringente. Quando invece il frutto è maturo il tannino si riduce mentre aumentano gli zuccheri, che conferiscono al cachi il suo caratteristico sapore.

Acerbo o maturo, è un frutto amico dell’intestino
Vi sentite senza forze o tendete ad ammalarvi spesso? Mangiate un cachi al giorno, dopo pranzo o a merenda. Potete anche trasformarlo in composta o farne una crema da dessert frullandolo con uno yogurt greco. È importante anche per la sua azione protettiva nei confronti di fegato, stomaco, milza e pancreas. Se in particolare il vostro problema è l’intestino, ovvero soffrite di stitichezza, assumete un cachi a colazione al mattino, quando siete digiuni: in questo caso il frutto deve esser ben maturo, senza semi né buccia. Ma se soffrite di colite, il cachi del mattino dovrà essere un po’ acerbo, perché astringente. Se infine d’autunno digerite a rilento, gustate un cachi maturo prima di pranzo.

Prepararsi per la stagione più fredda

Una dieta appropriata predispone il fisico ad affrontare i rigori invernali

Un sangue forte e pulito, tessuti liberi dalle scorie, organi che funzionano a regime: è quanto richiede al nostro corpo la ripresa settembrina, che esige difese pronte e un surplus di energia. Dove trovarle? Basta far rifornimento a tavola delle sostanze depurative e ricostituenti contenute negli ortaggi, nei cereali e nei semi di stagione. Che saziano e nel contempo curano.

Zuppa di farro: migliora la concentrazione e drena la ritenzione Il farro contiene proteine di elevato valore biologico con tutti gli otto aminoacidi essenziali: per questo agisce come un vero e proprio ricostituente, che previene i cali psicofisici tipici di questo periodo. La presenza del potassio (di cui sono ricchi anche sedano e cipolla) migliora la diuresi.

La ricetta: per 2 porzioni ci vogliono 120 g di farro decorticato, una carota, un gambo di sedano, un cipollotto, mezzo bicchiere di vino bianco, un cucchiaio di olio extravergine d’oliva, un cucchiaino di estratto per brodo vegetale.

Preparazione: fare un trito con carota, sedano e cipollotto, porlo in una casseruola con l’olio e far rosolare; unire il farro e farlo insaporire per qualche minuto, versare il vino e farlo evaporare. Unire 250 ml d’acqua calda, l’estratto per brodo vegetale e cuocere per 35 minuti. Servire la zuppa ben calda.

Ceci al peperoncino: riducono il colesterolo e combattono le allergie

I ceci contengono oltre il 20% di proteine vegetali, ottime per rassodare i tessuti, ma offrono anche discrete quantità di potassio, calcio, ferro, zinco, acido folico e betacarotene, che stimolano la rigenerazione cellulare. Fludificano i succhi gastrici, abbassano i livelli di colesterolo nel sangue e favoriscono l’eliminazione degli acidi urici. Il loro contenuto di manganese è un buon presidio contro le allergie.

La ricetta: per 2 persone procurati 400 g di ceci lessati, un peperoncino rosso fresco, un ciuffo di prezzemolo, un filetto di acciuga sotto sale, un cucchiaio di olio d’oliva biologico, sale integrale e pepe nero q.b.

Preparazione: scaldare l’olio in una padella antiaderente e farvi appassire il peperoncino; unire l’acciuga e farla “spappolare”, insaporire con prezzemolo tritato, sale e pepe. Sciacquare i ceci, porli in una terrina e condirli con l’intingolo appena preparato. Servire tiepido.

Muffin al cardamomo: ne basta uno a fine pasto, per favorire la digestione

Questo dolce goloso, tipico della tradizione americana, ha la caratteristica d’essere facilmente digeribile, a patto di non esagerare con le quantità: il burro che contiene è ricco di vitamine A e B, calcio, fosforo e acidi grassi a catena corta, facilmente assimilabili. E grazie alla presenza del cardamomo evita la fame dopo i pasti e cura la gastrite.

La ricetta: per 16 muffin servono 250 g di farina di riso, 10 g di lievito in polvere per dolci, un cucchiaio di miele, un bicchiere di latte, un uovo intero e un tuorlo, 60 g di burro, un pizzico di sale, un cucchiaino di cardamomo in polvere, burro fuso e farina per gli stampini.

Preparazione: versare in una terrina la farina con sale, lievito e cardamomo, formare un incavo e versare l’uovo, il tuorlo e il miele; mescolare con un cucchiaio di legno, unire il latte e il burro fuso intiepidito. Disporre nelle 16 formine unte e infarinate e far cuocere finché i muffin non saranno gonfi e dorati.

COTOGNATA LECCESE


  • fiore cotogno
  • FRUTTO ANTICHISSIMO
    ORIGINARIO DEL MEDIORIENTE
  • Il Cotogno era, secondo Catone, dedicato a Venere essendo un eccellente corroborante.

    • arbori cotogni

     

    La Cotognata leccese è densa e corposa, se ne ricavano delle fette sottili, in trasparenza color Ambra.

  • fettina cot
RICETTA TRADIZIONALE DELLA COTOGNATA LECCESE
INGREDIENTI
• 1.000 Gr. di mele;
• 500 cc d'ACQUA;
• 500 gr di zucchero;



PREPARAZIONE

Lavare bene le cotogne nettare dei torsoli e delle parti difettose, ridurre a pezzi e raccogliere in un pentolone,
aggiungere 500cc d’acqua ogni 800 grammi di cotogni nettati.
Cuocere a fuoco basso mescolando frequantemente con un lungo cucchiaio di legno.


Spegnere quando la frutta diventa una massa densa.
Si può lasciare così con la frutta in pezzi o passare la composta ottenendo una pasta omogenea.

In un’altra pentola sciogliere lo zucchero, 500 grammi per ogni chilo di passata, usare poca d’acqua;

aggiungere la pasta di mele cotogne e cuocere rimestando fino a ottenere una confettura dalla tipica colorazione rosso mattone.


Versare il tutto in stampini, o in teglie dai bordi bassi. In questo caso, appena fredda, tagliare a pezzettoni, avvolgerli in carta oleata e conservare in luogo fresco.

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