Gli stili di vita sono mutati e l’appagamento senza freni o il rifiuto dell’alimentazione sono valutati come "disordini alimentari" o disturbi della salute, in breve, si è trasferito il giudizio dalla dimensione etica all’ospedalizzazione.
La religione ha sempre avuto in grande considerazione per il cibo, (si pensi alla prima mela..) che considera pericoloso quando supera i limiti del sostentamento. Tra i peccati capitali quello della "Gola" è tra i più difficili da controllare dovendo fare i conti con il bisogno quotidiano d'alimentarsi.
Al passare dei secoli, i cattolici hanno assunto atteggiamenti più tolleranti nei confronti della gola, Le piccole penitenze, i cosiddetti “fioretti”, e i digiuni settimanali erano e sono cure per lo spirito ma anche forme naturali con cui migliorare la salute.
La nostra società da un lato attribuisce grande importanza all’immagine del corpo, dall’altro ha smarrito la capacità di usare il gusto come sistema di controllo della qualità dei cibi, colpa dell'industrializzazione e della globalizzazione che hanno creato una diversa rappresentazione del sapore, mortificato le capacità naturali di ogni individuo di rapportansi alle risorse del proprio ambiente. Ortaggi e frutti esaminati con il metro dei fotomodelli pubblicitari. Prodotti di stagione coltivati nel luogo di residenza sono spesso scartati con senso estetico. La dieta non è più una tradizione di famiglia ma una partita giocata nello scintillante mondo dei brand, negli atelier d’ogni tipo, oggetto di conversioni settarie, vegetariane e vegane.
Così i peccati di gola mettono alla prova i limiti di un comportamento virtuoso.
Avventurarsi con convinzione nell’intrigante sentiero del gusto è una forma di sperimentazione, utile per acquisire un vivo senso critico e più padronanza in un’epoca che non ha più il problema della fame quanto quello della scelta.